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Schizofrenia: una bomba nel cuore

Comunicare in ambito medico a volte espone a parlare di qualcosa che può fare male.

 

Schizofrenia per me è una parola che racchiude paure, ricordi angoscianti e sensi di colpa con cui ancora faccio i conti. E' parte della mia storia familiare


Vorrei scrivere molto di più di schizofrenia e di salute mentale. Non solo quando i miei clienti mi coinvolgono nei loro progetti.

Cerco di farlo, anche se fa male.


Schizofrenia è una bomba nel mio cuore.

 

Una persona a cui voglio bene, e che oggi non c’è più, è la protagonista di questa mia storia. Era una di quelle poche persone che sapeva cose di me di cui non ho ricordo, perché troppo piccola. Una di quelle che quando scompare da questo mondo è come se un pezzo di te e della tua infanzia sparisse con lei. Una di quelle a cui avresti ancora un sacco di cose da dire.

 

La schizofrenia è una storia difficile da raccontare al pubblico, anche senza il vissuto emotivo difficile che mi porto dentro. Le cause sono tante e complesse, cosi come i fattori di rischio.

I sintomi sono tantissimi e possono essere molto diversi da una persona all’altra. Allucinazioni e deliri, ma anche isolamento sociale e anedonia. E tanti altri.

Schizofrenia, una diagnosi che racchiude sotto il suo ombrello molti modi possibili di essere schizofrenici.

 

Le storie di schizofrenia sono emotivamente faticose, anche solo da ascoltare.

Vi lascio qui la storia di Fiorenzo, un ragazzo che ha trovato un suo equilibrio.

Sono storie di sofferenza, gravate dallo stigma di cui la società, quasi tutta si può dire, è ancora intrisa.

Spesso sono storie di genitori, fratelli o nonni sconvolti e lasciati soli contro un mostro incomprensibile e inafferrabile che divora il figlio, il fratello, il nipote. Un giorno dietro l’altro.

 

La schizofrenia è anche la malattia dei disadattati, i cosiddetti misfit. Quelli che non rientrano in nessuna categorizzazione socialmente accettabile, non appartengono a nessun luogo sociale, per anni o per sempre. E falliscono tutto. Quelli che li guardi da lontano e cambi strada. Quelli che ti lasciano un senso di paura e ineluttabilità. Sai che non puoi fare niente per alleviare il loro essere disadattato e puoi salvarti solo ignorandoli.

Per la gran parte della società, la schizofrenia è ancora la malattia dei “matti” aggressivi “che hanno il raptus e ti uccidono”. Tutte sciocchezze ancora fisse nell’immaginario collettivo. Esistono casi di malati aggressivi, ma sono una piccola parte.

 

Per questo voglio scriverne, appena riesco.

 

Di recente, sono incappata in uno studio sul rischio di schizofrenia in relazione a tratti dei genitori. Sono state studiate 97.000 famiglie e sembra che la presenza di ansia e depressione nei genitori sia un fattore predittivo per il rischio di insorgenza di schizofrenia o altri disturbi psichiatrici o neurocognitivi. Lo studio indica che questi tratti siano legati a una predisposizione genetica nei genitori che si trasmette ai figli aumentando così il rischio di malattia mentale.

Pare che ci sia la tendenza a trovare partner con gli stessi tratti “malati”. Come se le persone che hanno sofferenze simili in qualche modo si trovano, ma facendolo e avendo dei figli, perpetuano e amplificano la possibilità di malattia nella progenie.

Inoltre, anche la situazione familiare e lo stress durante l’infanzia sono fattori di rischio per la malattia mentale.


C’è ancora molto da fare.

 

La prima cosa è prendere coscienza di noi stessi e di quello che possiamo fare per proteggere la nostra salute mentale e quella dei nostri figli.

La società deve comprendere cos’è la malattia mentale, come si riconosce e come si può curare, chiedendo aiuto prima che sia troppo tardi.


Illustrazione: "Schizofrenia paranoide" di Shawn Coss per il progetto Inktober 2016



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